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16/03/21

Bizerba: il futuro della sicurezza alimentare passa per la cultura del cambiamento

Dal 1866 Bizerba ricopre un ruolo di spicco nell'evoluzione delle tecnologie per la determinazione del peso; attualmente è presente in 120 paesi e conta oltre 4300 dipendenti in tutto il mondo. Il territorio nazionale è coperto da una fitta rete commerciale, specializzata in sistemi di controllo peso, etichettatura e tracing. Il portafoglio prodotti di Bizerba comprende inoltre soluzioni per affettatura, lavorazione, pesatura, cassa, controllo, approntamento merci. Delle prospettive del mercato e della visione aziendale dei prossimi anni, ce ne parla Guido Melone, Industry Channel Manager della filiale italiana.

Quali novità portate sul mercato in questo periodo?
 

La spinta alle soluzioni tecnologiche riguarda in particolare la sicurezza alimentare, con specifica attenzione alla qualità espressa al livello della produzione. Bizerba opera nel mondo del food, come da tradizione anche della casa madre tedesca, che in questo segmento ha le proprie radici; una family company, diventata una multinazionale, ma pur sempre di proprietà di una famiglia, che ha allargato i propri orizzonti di business, superando da tempo il concetto di peso, che è il mercato per il quale siamo riconosciuti. L’orizzonte di Bizerba si rafforza quindi in un momento storico così importante, verso la qualità e la sicurezza alimentare. La tradizione nello sviluppo di tecnologie di rilevamento del peso e delle caratteristiche metrologiche di un prodotto, è stata arricchita di un elemento di valore: l’etichetta. Un tempo si trattava di un banale talloncino, con caratteristiche modeste, ma oggi l’etichetta è un mezzo potentissimo, moderno, rapido, per garantire quella ricongiunzione tra l’unità consumatore e il consumatore stesso.
 

Tra gli obiettivi della nostra tecnologia c’è quindi l’assicurare la qualità proteggendo il prodotto dai contaminanti, un rischio sempre all’orizzonte quando si parla di lavorazioni alimentari. Lo sviluppo di tecnologie ad hoc, come macchine a raggi x o rilevatori di metallo da parte di player specializzati, ha permesso a Bizerba di scegliere la propria strategia: integrare queste tecnologie in modo da garantire il rilevamento di diverse caratteristiche di sicurezza. Non si tratta di rilevamenti tout court fatti in linea, seppur svolti e registrati nello stesso contesto, ma di controlli che validano l’operazione di processo a monte, per qualificare i contaminati ancora prima di dare una forma definitiva ad un pacchetto o a un prodotto. Accanto a questi aspetti non manca il business tradizionale di Bizerba sul controllo del peso, tema più legato alla sicurezza di quanto non si pensi. L’ambiente di controllo, in questa chiave, è quindi costituito da più elementi, spaziando dall’unità di imballo a quella di trasporto. Nel fine linea, ad esempio, sono anni che realizziamo il controllo attraverso una revisione artificiale combinata tra valutazione superficiale e di attraversamento del prodotto. La superficie viene normalmente controllata in tutte le sue sfaccettature attraverso dei classici sistemi di visione artificiale, mentre, per quanto riguarda il contenuto, parliamo di attraversamento con tecnologia a raggi x, naturalmente di dimensioni contenute, adatte ad ambienti protetti, all’interno di camere progettate per un processo produttivo sicuro e certificato a cui Bizerba è riuscita a dare un maggior valore.


Che aspettative avete sulla manifestazione?
 

La fiera di per sé è uno strumento che andrebbe rinnovato con delle formule che, via via, ci portino a smaterializzare. Anni fa avevo un sogno, fare una fiera di ologrammi per ridurre l’impatto del trasporto di macchine e sistemi, dando spazio all’high tech, agli ologrammi appunto, alle installazioni fotografiche, alla digitalizzazione spinta anche nel networking. Ma dell’evento, della kermesse, c’è una cosa che mi ha sempre affascinato e che non cambia: il moto a luogo, l’andare verso il posto, non tanto raggiungerlo, ma percorrere uno spazio verso un obiettivo, riorganizzando i pensieri per dargli forma e significato, assaporando il cambiamento. Io non penso che il genere umano possa fare a meno di una parte fisica e di sentire l’altro. Lo stiamo purtroppo vivendo da un lungo periodo. Possiamo farne a meno per un po', perché ci siamo riconosciuti a suo tempo, non credo assolutamente che l’aspetto della equità, della socialità, del fare business insieme, possano fare meno di questi momenti.
 

Qual è la sua visione del mercato dei prossimi mesi?
 

La prospettiva riguarda le aziende stesse: fare impresa, frutto di tante persone, di tanti anni di lavoro, dove il vero guadagno, in realtà, è fare qualcosa insieme e arrivare a un risultato.

Ho recuperato, in questo periodo di lavoro da casa, l’attenzione a preoccuparmi di toccare le persone senza poterlo fare, toccare le loro corde, le loro motivazioni, i loro dubbi, assolvere ai doveri; è stato un periodo, che ha permesso a persone come me di fare alcune importanti riflessioni: intanto sul livello prestazionale dei manager, che deve essere sempre sulla cresta dell’onda; un tema a mio avviso da ridiscutere. Riguardare l’uomo o la donna in questi ruoli, sotto il profilo di una loro caratteristica intrinseca: il pensiero e quindi l’immaginazione. Mettersi nella condizione mentale di immaginare la trasformazione. In questo periodo, un’azienda vincente non può fare altro che fermarsi, pensare a nuove modalità espressive, leggere il cambiamento, considerando che in questo momento, non abbiamo chiari i confini e i contorni.

Un buon manager, un’azienda, devono aprirsi a nuove domande, come, ad esempio “cosa posso fare di diverso?” non di meglio, di diverso. Scoprire aree di nuovo interesse, che nel vortice quotidiano non è possibile individuare, perché travolti da ritmi insostenibili.

Visione significa per me: un ripensamento strutturale, organizzativo e di comportamenti come strumento per affrontare i prossimi anni.