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06/02/24

Sostenibilità al centro della scena tra labelling e packaging: nuova legge contro il greenwashing

Prosegue il lavoro delle istituzioni europee sul fronte della sostenibilità, al centro della scena politica e della cronaca di settore per diversi contesti industriali in particolare per quello del packaging e delle etichette

 

Il dibattito sulla revisione della Direttiva Packaging – PPWR -, ormai alle sue battute conclusive, sta presentando forti rischi di irrigidimento rispetto a numerose categorie di confezionamento, inclusi materiali e formati, con l’obiettivo di ridurre la quantità di rifiuti in plastica. Si tratta di scelte molto discusse tra i produttori di tutta la filiera, perché guidate spesso da una visione ideologica della sostenibilità, più che da corretti modelli di misurazione. Tra questi, primo fra tutti, l’LCA – life cycle assessment – capace di fornire una serie di parametri di valutazione oggettivi sul reale impatto ambientale di una confezione o di un oggetto.

 

Il concetto di misurabilità sembra invece più centrale per la nuova Direttiva ormai nota come “Greenwashing”, che vuole fissare parametri misurabili e un’adeguata comunicazione in etichetta per tutte le comunicazioni legate al prodotto che abbiano a che fare con la sostenibilità.

 

La Direttiva, recentemente approvata dal Parlamento Europeo con 593 voti favorevoli, 21 contrari e 14 astensioni, guarda alla protezione dei consumatori e al loro diritto di essere correttamente informati e difesi da pratiche commerciali ingannevoli che ne minino la capacità di acquisto consapevole usando la sostenibilità come leva di marketing.

 

All'elenco UE delle pratiche commerciali vietate, sono state quindi aggiunte una serie di strategie di marketing ritenute ingannevoli, poiché basate sul cosiddetto greenwashing, ovvero la comunicazione di contenuti di sostenibilità attraenti per il consumatore ma non dimostrabili né di impatto, nei fatti. A questo è stato aggiunto l’annoso problema dell’obsolescenza programmata, molto diffusa specialmente nell’elettronica di consumo, nonostante la scorrettezza della pratica e il grave impatto ambientale che comporta.

 

Le nuove regole imposte dalla Direttiva spingono per un’etichettatura più chiara e affidabile, vietando l'uso di indicazioni ambientali generiche come "rispettoso dell'ambiente", “rispettoso degli animali”, “verde”, "naturale", "biodegradabile", "a impatto climatico zero" o "eco", a meno che tali dichiarazioni non vengano supportate da dati oggettivi.

 


Al centro dell’attenzione dei Parlamentari Europei anche i marchi di sostenibilità in costante proliferazione e il mancato utilizzo di dati comparativi in etichetta. In futuro in UE saranno inoltre autorizzati solo marchi di sostenibilità basati su sistemi di certificazione approvati o creati da autorità pubbliche, affermando in sostanza la necessità di una misurazione oggettiva dell’impronta carbonica di un prodotto, che ne analizzi tutta la catena del valore.

 

La Direttiva vieta infine tutte le dichiarazioni di compensazione delle emissioni basate sulla partecipazione a sistemi offset, che permettono di affermare in etichetta un impatto sull'ambiente neutro, ridotto o positivo in virtù di iniziative gestite da soggetti terzi, finalizzate a questo scopo ma non misurabili e certificate.

 

I prossimi passi dell’iter prevedono ora l'approvazione definitiva da parte del Consiglio e la successiva pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale. A questo seguirà un periodo di 24 mesi in cui gli Stati membri avranno il tempo per recepire le nuove regole nel diritto nazionale.

 

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